Non avremmo mai pensato di scrivere un pezzo simile e non avremmo mai pensato di vivere un periodo come questo. Alcune cose si leggono sui libri di storia, si vedono nei film di fantascienza e non accadono davvero.
E invece ci ritroviamo tutti parte di questa pandemia. Qualche settimana fa avevamo scritto un post sul possibile blackout dei social media, ora invece il blackout è vero. E’ reale. Strade deserte, serrande chiuse, campionato di calcio sospeso e megafoni che ricordano a tutti di restare chiusi in casa. Sono tempi difficili.
Chi può, lavora da casa: l’Italia ha scoperto lo smartworking, diventato obbligatorio per enti pubblici e privati. Chi non può lavorare da casa stampa autocertificazioni da mostrare alla polizia in caso di controllo durante il tragitto da casa al posto di lavoro. Autocertificazione necessaria anche per andare a fare la spesa. Vietato qualsiasi tipo di assembramento, quindi niente jogging di coppia o di gruppo. Se proprio si vuole si può fare una breve passeggiata è possibile, ma in totale solitudine e con autocertificazione alla mano.
IL MESE PIU’ DIFFICILE DI SEMPRE
Nel frattempo è passato anche l’8 marzo, la famosa Festa della Donna. Non se n’è accorto quasi nessuno. Il coronavirus ha cancellato di fatto questa ricorrenza: niente mimose, niente manifestazioni e per fortuna niente spogliarelli e cene solo donne in comitiva, solamente qualche sobrio post su Facebook e qualche augurio ricevuto su whatsapp. Stop.
Noi siamo recluse in casa da domenica 8 marzo, quando il governatore della Toscana, Rossi, ha obbligato entrambe a stare in casa in autoisolamento fiduciario per essere rientrate dalla Lombardia da poco tempo. Abbiamo fatto in tempo a fare la spesa alla vecchia maniera, senza autocertificazione, senza distanza di sicurezza, ma le provviste stanno finendo. Abbiamo autonomia ancora per un paio di giorni, poi ci attrezzeremo e rispetteremo le regole.
La situazione è talmente pesante che persino il Papa, domenica ha recitato l’Angelus in streaming e in questi giorni provvede alle udienze ingabbiato nella sua biblioteca, per evitare assembramenti di ogni genere. Insomma sembra surreale, invece è la normalità di questi giorni. Il mese di marzo più buio e difficile della nostra vita.
Sui social il coronavirus è l’unico argomento. Il bollettino di contagi e decessi è durissimo, ma ci sono anche buone notizie: la gente guarisce. I disobbedienti che fino a ieri si trovavano beati sulle piste di scii, in spiaggia e nei baretti del centro a fare l’aperitivo forse hanno capito. #stateacasa.
INCENTIVARE LE PERSONE A RESTARE “IN” CASA
Artisti e cantanti organizzano concerti da casa, in diretta sulle principali piattaforme social per ricordare a tutti di stare “in” casa. L’hashtag #iorestoacasa è diventato talmente virale che ognuno di noi l’ha scritto almeno una volta negli ultimi giorni. E poi c’è la satira. Noi italiani la buttiamo sempre sul ridere, così per sdrammatizzare, arrivano in tutti i modi i video e i post divertenti che ci aiutino a passare le nostre giornate da “reclusi”.
Sono passati 15 giorni dal primo contagio a Codogno e c’è chi dice che siamo ancora lontani dal picco massimo. Staremo a vedere. Fa effetto pensare che la Lombardia, motore d’Italia, è sigillata. Nessuno può uscire o entrare. Scali aeroportuali chiusi e tanta ansia. Il virus si muove velocemente, senza alcuna barriera, senza confini.
E stiamo scrivendo questo articolo proprio nel momento in cui il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, annuncia la chiusura di tutte le attività commerciali. Il coronavirus sta demolendo l’economia mondiale. Le borse hanno bruciato tantissimi miliardi di euro in tutto il mondo. Nel frattempo il Governo ordina la chiusura di tutto, tranne farmacie e negozi di alimentari.
A livello internazionale, la Cina è stato il primo paese a tendere la mano all’Italia e proprio in queste ore ha predisposto l’invio di mascherine, disinfettanti, respiratori e anche di medici specialisti che hanno già vissuto l’incubo coronavirus.
Anche dall’ Unione Europea abbiamo avuto rassicurazioni, ma i nostri “vicini di casa” Spagna, Francia e Germania non se la passano bene. Noi auguriamo a tutti il meglio, ringraziamo il personale sanitario e ricordiamo a tutti: #stateacasa.
Io sono già tre settimane che non mi muovo, se non per necessità (continuo ad a dare in ufficio, per esempio). Speriamo ovviamente che tutti ora l’abbiano capita e che questo momento terribile passi il più presto possibile.
Sono tempi difficili, al quale non eravamo affatto abituati, dobbiamo stringere i denti e rispettare le regole e sono sicura che tutto andra’ per il meglio.
Prova prova da zona arancione è Fabiana che vi parla. Giorno di reclusione numero 3, lo smart working si è ridotto a interminabili chiamate con il capo. La boccata d’aria fresca si è ridotta ad aprire il balcone o alla pipì velocissima al parco del povero cane che implora pietà. Numero di libri letti: due. Fidanzato limitato ai salutini in videochat manco fossi una frequentatrice di siti di incontri. Poi mi affaccio al balcone, mi stiracchio e d’un tratto: MA C’È IL MERCATO SOTTO CASA ED È PIENO DI GENTE! Ce la faremo mai?
Sono ormai al 23esimo giorno di quarantena. esco di casa solo per le necessità fisiologiche del cane, sempre con documento, autocertificazione e restando entro i 200 metri da casa. Stiamo seguendo ogni consiglio alla lettera, sperando così non solo di non intralciare il lavoro di medici, poliziotti, volontari che ogni giorno sono in trincea, ma anche perchè è l’unico modo per tornare di nuovo liberi di viaggiare il più presto possibile.