Nella terza intervista di Food & Viaggi parliamo di URBEX. Cosa? Non hai mai sentito parlare di Urbex? Niente paura, oggi siamo qui con Alessandro Tesei, amministratore di Ascosi Lasciti, un blog che documenta il fenomeno Urbex in Italia e nel mondo.
Per noi l’URBEX era solo una disciplina fotografica, ma in realtà abbiamo scoperto che non è solo questo. Da un po’ di tempo siamo assidue frequentatrici di “ASCOSI LASCITI” un gruppo di persone che, con i loro servizi, ha risvegliato in noi la nostra curiosità verso luoghi abbandonati. Il gruppo Ascosi Lasciti e si occupa esclusivamente di URBEX – cioè esplorazione dei “luoghi dell’abbandono”. Tutti i loro racconti riguardano dunque luoghi abbandonati e ormai in rovina. Alcuni sono ormai impenetrabili e allarmati, ma ci sono tanti altri luoghi che aspettano di essere esplorati e documentati.
Il team di Ascosi Lasciti esplora ville antiche, hotel, ex manicomi, scuole, chiese, ospedali, fabbriche, strutture sportive, tutte rigorosamente abbandonate o in rovina e lo fanno sia in Italia che all’estero. Hanno costruito una rete di persone che collabora tra loro e ci regala immagini e racconti di posti per noi inesistenti. Noi che siamo appassionate di fotografia e di esplorazione urbana, vorremmo sapere come si diventa URBEX EXPLORATOR e quale approccio bisogna avere con strutture così fragili. Abbiamo fatto qualche domanda ad Alessandro Tesei e Davide Calloni amministratori e fondatori della community di Ascosi Lasciti che hanno risposto a tutti i nostri dubbi in questa bellissima intervista senza filtri.
1. Chi siete, da quanto siete online e dove è nata l’idea per “Ascosi Lasciti”?
“Ascosi Lasciti è un collettivo di personaggi più o meno bizzarri uniti dalla passione dell’esplorazione urbana.
Il progetto nasce circa dieci anni fa dalla mente di Alessandro Tesei, reporter marchigiano, allo scopo di documentare le varie location che trovava nella propria regione. Si crea quindi un sito e inizia a pubblicare. In poco tempo arrivano le prime richieste di collaborazione da altre regioni. Poi arriva Davide Calloni, che attualmente è l’altro admin del sito.
Attualmente copriamo il 90% dell’Italia con i nostri gruppi regionali e siamo il punto di riferimento per ogni appassionato di abbandono in Italia ed Europa”.
2. Ci spiegate a parole vostre cos’è la Urbex – Urban Exploration?
“L’urbex è ancora poco definibile. Se cerchi su internet trovi un pò di tutto, dal “lascia solo impronte e prendi solo foto” al decalogo di comportamento del buon esploratore.
In realtà, ed aldilà delle varie minchiate che si leggono online, lo definiremmo un movimento artistico non ancora codificato, che al momento oscilla tra l’essere un hobby a sé e una sottocategoria della fotografia. Negli ultimi due anni si sta inoltre trasformando da passatempo di nicchia a fenomeno di costume. Spuntano come funghi nuovi esploratori, nuovi siti, nuove location. I giornali e la TV stanno iniziando ad annusare questo mondo, e presto vedrà la luce un nuovo format televisivo incentrato sull’Urbex“
3. Uno dei primi articoli che abbiamo letto è quello sulla Chiesa di St. George, in Repubblica Ceca. Inquietante. Vi è mai capitato di sentire strane vibrazioni durante le vostre uscite? Presenze? Fantasmi?
“Tra le nuove leve che stanno nascendo grazie alla “commercializzazione” dell’urbex, ci sono moltissimi cacciatori di fantasmi. Per la maggior parte sono maldestri ed imbarazzanti youtubers che si mettono in ridicolo pubblicamente.
In altri e pochissimi casi, trattasi di ghost busters “seri”, attrezzati, e che seguono un metodo il più scientifico possibile per trovare tracce di entità sovrannaturali. Personalmente non abbiamo mai visto nulla di realmente strano, sebbene in molti luoghi la suggestione aiuti a vedere o a sentire quello che non c’è. Alcuni di noi, forse più sensibili o suscettibili, ci hanno invece raccontato di esperienze paranormali, ma nulla di così sconvolgente. Parliamo per lo più di voci in lontananza o ombre che passano da una stanza all’altra.”
4. Come avviene la ricerca alle location? Scegliete in autonomia i posti o sono commissionati?
“La ricerca è la parte più interessante e divertente. Ci tengo a sottolineare che per ricerca noi non intendiamo la caccia alle location degli altri gruppi, ma lo studio del territorio fatto di persona.
I metodi sono molteplici. Uno dei più gettonati è Google Maps. Si scandagliano dall’altro porzioni di mappa e si cercano i segni dell’abbandono. Tetti sfondati, vegetazione incolta, viottoli non curati sono solo alcuni dei possibili segnali. Poi ovviamente la conferma si ha solo andando di persona. Altri si affidano ad annunci immobiliari, altri ancora compiono ricerche tematiche divise per aree geografiche con parole chiave come “abbandonato”, “degrado”, “riqualificazione”, “ex ospedale”, ecc…
Ma il modo migliore, o almeno quello che a noi ha portato sempre più frutti, è quello di recarsi di persona in un’area urbana, trovare il bar frequentato dagli anziani locali, prendersi un caffè o un bicchiere di vino e iniziare a chiacchierare con loro.”
5. Dal sito, vediamo che siete in tanti. Come vi siete conosciuti e come vi organizzate?
“Ad oggi siamo davvero tanti in Ascosi Lasciti. Ci sentiamo come una grande famiglia, nella quale regnano stima e fiducia, e dove ci si aiuta reciprocamente.
Ci siamo conosciuti nel corso degli anni, grazie alla passione comune dell’urbex. I primi collaboratori in assoluto furono Francesco Coppari, anch’esso marchigiano, Emanuele Bai, lombardo, Jonathan della Giacoma, svizzero, e Marianna Arduini, romagnola. Al momento contiamo circa venticinque recensori, almeno uno per ogni regione italiana, più una manciata di corrispondenti esteri, tra cui Portogallo, Paesi Bassi, Svizzera e Slovenia.
Ogni gruppo regionale si organizza in autonomia, ed ogni tanto ci si incontra nei tour extra-regionali.”
6. C’è una location che tutti dovrebbero vedere? Se sí quale?
“Tra le location immancabili per gli esploratori della mia generazione, il non plus ultra era senza ombra di dubbio il Castello di Sammezzano, in Toscana. Da qualche anno però è impenetrabile, sigillato ed allarmato. Location nuove di quel livello non ne esistono, o almeno non sono per tutti…”
7. C’è un posto rispetto ad altri, che vi ha colto impreparati?
“Tra i luoghi più difficili da gestire, almeno per me, ci sono i manicomi e gli ospedali. Giganteschi, labirintici e dagli ambienti molto simili tra loro. Inoltre sono strutture dove si rischia di fare strani incontri, non sempre spiacevoli per fortuna, con senzatetto, ladruncoli in cerca di rame, tossicodipendenti locali.
Sei anni fa, a Rovigo, presso il vecchio ospedale cittadino, mi trovavo con la mia ex compagna. D’improvviso escono ad accoglierci in cima alla scalinata d’ingresso tre tizi poco raccomandabili, nord africani. Erano visibilmente infastiditi dalla nostra presenza. Io sapevo che sarebbe stato impossibile fuggire, essendo la strada per tornare alla “civiltà” lunga e complicata. Ho quindi fatto lo scemo, fingendo di essere capitato lì quasi per sbaglio, e che alcuni amici ci stavano aspettando in auto. Fortunatamente ci hanno lasciati andare, ma da quella volta non sono più andato in giro da solo con lei.”
8. Descrivete la vostra giornata quando andare in “esplorazione”
“Quando si fa urbex di solito ci si sveglia all’alba, o comunque molto presto. Si parte e ci si incontra con gli altri del gruppo regionale. da lì si riparte alla volta della prima location, che può essere sia nuova, da verificare e, nel caso, bisogna comprendere se e come accedere, oppure già conosciuta, da mostrare magari a un nuovo membro. Da lì si segue poi la mappa saltando da una posto all’altro. Solitamente si visitano dalle tre alle sei differenti strutture e si rientra prima del buio.
Il buio va sempre evitato per un duplice motivo. Il primo perché ovviamente con la mancanza di luce è molto più difficile fotografare. Il secondo è che le luci delle torce possono attirare la curiosità di vicini o passanti, quindi metterci nelle condizioni di ritrovarci improvvisamente polizia e carabinieri alle costole. Ed anche lì, un conto è farsi beccare di giorno, un altro farsi beccare di notte…perchè di notte si puzza molto più di ladro che di fotografo.”
9. Parliamo di attrezzature: cosa non deve mai mancare?
“Partiamo dall’abbigliamento. Molti usano indumenti militari, per la comodità e la robustezza che li contraddistinguono. Spesso ci si muove in mezzo a roveti e ortiche, quindi è importante essere ben coperti e non rischiare di strappare pantaloni e maglie. Anche i guanti sono essenziali, per potersi aggrappare o sostenere senza sporcarsi o ferirsi.
Altro must sono le scarpe, ottime quelle da trekking, che proteggono la caviglia e hanno una suola spessa che ci evita le punture accidentali di chiodi che possono sporgere da travi o macerie su cui ci si trova a camminare.
Poi una mascherina, per le location con amianto, guano di piccione o agenti chimici, una torcia, ed un kit base di pronto soccorso.
Ovviamente se sei un fotografo, tutta la tua attrezzatura….”
10. Se qualcuno volesse unirsi al vostro gruppo cosa deve fare? Ci sono requisiti che bisogna avere?
“Unirsi ai vari gruppi regionali è relativamente semplice. Esiste un gruppo facebook per ogni regione. Esempio: “Urbex Campania – Ascosi Lasciti”.
Qui potete contattare gli amministratori, che di solito sono i referenti dei gruppi regionali offline (ovvero le persone che realmente si incontrano ed escono assieme). I requisiti sono: curiosità, coraggio, un minimo di forma fisica, e voglia di conoscere nuove persone.”
Se anche voi siete particolarmente sensibili ai luoghi dell’abbandono questa “passione” potrebbe portarvi lontano. Noi siamo sempre affasciante dai luoghi storici e spesso ci chiediamo se monumenti, case e strutture antiche hanno una memoria. Chissà quante cose hanno visto con il passare degli anni.
Forse in futuro ci cimenteremo anche noi in una missione URBEX, ma per il momento lasciamo fare ai professionisti.
Mi sono appassionata al tema ma..da dietro la tv! Dopo la serie tv Chernobyl infatti ho visto un sacco di video di persone che sono state a visitare i luoghi abbandonati della tragedia: davvero impressionante!
I luoghi abbandonati per me hanno un fascino pazzesco. Nel mio paese natale c’è un teatro enorme, abbandonato dagli Anni ’80 che sembra fermo nel tempo.
che bello! L’hai mai visitato adesso che è abbandonato?
Seguo da un po’ questi gruppi perché amo le loro fotografie e i luoghi che scoprono. Grazie di questa intervista perché mi hai dato informazioni che non avevo.
Fino a qualche mese fa non sapevamo nemmeno dell’esistenza di gruppi che esplorano questi posti… è stato davvero interessante intervistare Alessandro Tesei. Lui è davvero una persona molto disponibile.